Antonio Rinaldi
Liceo scientifico Federico II
L’ULISSE, QUELLO “MATURO”
È doveroso scegliere. Lo impone la vita. È una legge inderogabile. Non si può tentennare. Farlo significherebbe non essere sicuri. E l’insicurezza comporta che non ci sia autostima. E il non avere autostima vuol dire una cosa molto semplice: non essere nessuno. O meglio, come direbbe uno dei più grandi autori della Letteratura Italiana (Pirandello, ndr), essere “Uno, nessuno, centomila”. E sì, perché, alla fine, quello che accade dopo le superiori è esattamente questo: ci si fa addirittura indirizzare (“dall’alto della nostra maturità”) da ciò che vuole fare l’amico/a dimenticando che la comodità la si ha “sotto casa”. L’avventurarsi “alla Ulisse” è molto sciocco perché poi anche l’eroe torna in patria. Non me ne voglia Orazio se ora sfrutto un suo pensiero per dire che: “È dolce e onorevole studiare nella patria.” Non so se si è capito, ma io #studioinpugliaperché qualcosa dell’Odissea, di sfuggita eh, l’ho letta.