#studioinpugliaperché
Riecheggiava tra le pareti della sua camera uno strano appellativo che da mesi le veniva proposto: fuori sede. Una scelta che le avrebbe garantito un futuro brillante, per quanto le dicevano. “Va’ via, qui non c’è niente”. Piangeva: tra le mani il cuore di una bambina, nella testa i pensieri di una donna, davanti a sé il futuro. Futuro che tutti consideravano migliore, lontano dal rumore del mare che cullava il suo tormento. Tutti, non lei. Contro quella vile tendenza alla cieca rassegnazione, contro i preconcetti; contro chi dipingeva la sua terra come un regno di ingiustizie, dove ciò che conta non è avere conoscenza, ma avere “conoscenze”; contro chi le diceva di non illudersi, ché tanto non sarebbe mai cambiato niente, scelse di restare. Il cuore fanciullesco e i pensieri da donna si combinarono in un’unica ferrea convinzione: la sua, la nostra Puglia vuole, può e deve puntare in alto. Forse di terre più fertili ce n’erano, ma lei preferì coltivare la sua.