Mattia Cippone
ITT M. Panetti
#studioinpugliaperché, per dirla con le parole di Massimo Zamboni, “Non mi fido di quelle inquietudini che non piantano alberi o allevano animali”.
Io non sono un nomade, sono un coltivatore, radicato alla mia terra e alle mie origini. Anch’io sogno e immagino e viaggio con la mente, ma non posso rinunciare alle mie radici e alla mia identità.
Io sono questo suolo brullo, le sue vigne e gli ulivi secolari. Sono il mare che lambisce le coste e mi unisce ai popoli balcanici, con i quali condivido ritmi e memoria storica. Sono la fatica dei miei avi e le lacrime di tutte le madri che persero un figlio per mano di un esercito ottomano. Sono le poderose mura messapiche, i castelli dei Normanni e le chiese barocche. Sono il genio di Carmelo Bene, la poetica di Domenico Modugno, la determinazione di Pietro Mennea, il patriottismo di Michele Romito e il pensiero di Aldo Moro.
Un retaggio che non voglio disperdere. È qui che deve rimanere. È alla crescita della mia terra che deve contribuire.