È una calda giornata autunnale strappata ad un'estate che non vuole finire, l'aria è impregnata dell'acre odore della salsedine che penetra nelle narici. Dall'altura ascolto il fragore delle onde che si infrangono sulla roccia. Poi guardo giù, la macchia mediterranea si dirada lasciando il posto alle verdi distese di salicornia e alla scogliera a strapiombo sul mare. Il Faro di carparo bianco calcarenitico che svetta in mezzo al paesaggio sembra non essere frutto della mano dell'uomo. Punta di Palascìa è l'estremità più a Oriente della Puglia dalla quale si può ammirare la prima alba d'Italia. Sono a 60 km dall'Albania della quale all'alba di giornate come questa si dice si possa vedere la dorsale balcanica dei Monti Acrocerauni, così istintivamente ed ingenuamente guardo lontano la linea netta dell'orizzonte. I pescatori locali tramandano che durante giornate con nuvoloni grigi e gonfi di pioggia, è possibile notare un punto in cui mare e il cielo si incontrano. Questo Faro da sempre rappresenta un importante pezzo di Puglia, il primo a vedere la luce del sole, un ponte tra Oriente ed Occidente. Come quei pescatori che uscendo di notte non portavano con sé le loro lampare perchè vivevano della luce di quel faro, io #studioinpugliaperché vivo della mia terra, che rappresenta per me un faro luminoso per ogni mio approdo sicuro.