#studioinpugliaperché
Quando, una sera dell’estate scorsa, ci hanno informati che i nostri ulivi erano andati a fuoco per via di una disattenzione del vicino, la prima reazione è stata di rabbia. Quando torno a pensare, quasi un anno dopo, ai miei alberi che bruciano, quella rabbia è ancora lì.
I miei alberi non sono morti a luglio 2021, ma molto prima, per colpa di una malattia che da queste parti ne ha uccisi a migliaia. Alcuni uccisi dal fuoco, altri dalla malattia, altri dall’incuria: sembra che il destino di questa terra sia comunque segnato.
L’amara mia terra è morta
gli alberi
il lavoro
le feste
Mi rimane una nostalgia di sale
un calore sulla faccia
un grido veloce di vento
L’amata terra mia è morta
e nessuno la vedrà più
Da questo nasce la rabbia: il destino di questa terra non è già segnato. L’unico modo per far rinascere i nostri alberi e tutto ciò che per noi rappresentano, dalla memoria all’economia, è intrecciarne le radici con le nostre gambe. Fiorire insieme a loro, qui.